FRASCATI OPEN CALL
Negli ultimi anni a Frascati numerosi sono stati gli interventi urbanistici che hanno cercato di dare un nuovo volto alla città. Partendo dalla tanto discussa scritta verde di Piazza Marconi, passando per la pensilina della stazione ferroviaria e arrivando al rifacimento di Piazza delle Scuole Pie, il denominatore comune è però sempre lo stesso: nessun bando di gara.
Senza entrare, per ora, nel merito puramente estetico dei progetti, è doveroso sottolineare come nell’interesse della comunità qualunque azione condotta in punti strategici della città andrebbe esaminata nel dettaglio, auspicando processi di progettazione partecipata mirati al coinvolgimento di quanti più soggetti possibile, al fine di individuare le reali esigenze ed elaborare soluzioni concrete e condivise. Certo, il Codice degli Appalti permette l’affidamento diretto di progetti e lavori se l’importo complessivo degli stessi rimane al di sotto di determinate soglie, tuttavia è utile ricordare che bandi di gara e concorsi sono strumenti utili a incentivare la concorrenza e, di conseguenza, a garantire la qualità degli interventi.
Pensiamo per esempio al caso di Piazza Marconi, protagonista pochi anni fa di un restyling che avrebbe potuto segnare un punto di svolta, con la famosa scritta verde chiamata ad essere simbolo di un’intera cittadina. Ma, si sa, i simboli non possono essere calati dall’alto. Così, la decisione di non ricorrere al confronto preventivo con i cittadini e l’assenza totale di processi partecipativi ha dato il via a una serie di polemiche, critiche e discussioni sull’opportunità di eliminare o ricollocare la scritta.
Senza entrare, per ora, nel merito puramente estetico dei progetti, è doveroso sottolineare come nell’interesse della comunità qualunque azione condotta in punti strategici della città andrebbe esaminata nel dettaglio, auspicando processi di progettazione partecipata mirati al coinvolgimento di quanti più soggetti possibile, al fine di individuare le reali esigenze ed elaborare soluzioni concrete e condivise. Certo, il Codice degli Appalti permette l’affidamento diretto di progetti e lavori se l’importo complessivo degli stessi rimane al di sotto di determinate soglie, tuttavia è utile ricordare che bandi di gara e concorsi sono strumenti utili a incentivare la concorrenza e, di conseguenza, a garantire la qualità degli interventi.
Pensiamo per esempio al caso di Piazza Marconi, protagonista pochi anni fa di un restyling che avrebbe potuto segnare un punto di svolta, con la famosa scritta verde chiamata ad essere simbolo di un’intera cittadina. Ma, si sa, i simboli non possono essere calati dall’alto. Così, la decisione di non ricorrere al confronto preventivo con i cittadini e l’assenza totale di processi partecipativi ha dato il via a una serie di polemiche, critiche e discussioni sull’opportunità di eliminare o ricollocare la scritta.
"Percorsi - Feel the city" - Evento in Piazza Marconi a cura di Utopica, Legamenti e Il Satiro (Luglio 2018)
Ma è questo il vero problema di Piazza Marconi? L’anno scorso abbiamo lanciato la nostra campagna #LIBERAPIAZZAMARCONI, che prendendo le mosse da una delle esigenze più note della città di Frascati, ovvero la necessità di un parcheggio che coniugasse la capienza alla vicinanza al centro cittadino, lanciava una provocazione: eliminare anche i parcheggi esistenti a Piazza Marconi. In che modo ciò avrebbe potuto risolvere i problemi della città? Da un lato, rimettendo in discussione l’intero assetto della viabilità, ripensando anche le strutture dei parcheggi della Stazione, dell’Ombrellino e lanciando l’idea (utopica?) di un grande parcheggio interrato. Dall’altro liberando una delle piazze simbolo di Frascati, rendendo Villa Aldobrandini quinta di scena di un nuovo luogo urbano e non semplice fondale di un parcheggio. Certo, non ci aspettavamo che la nostra visione venisse realizzata, non nell’immediato quantomeno, ma non possiamo non rimanere perplessi dalle voci degli ultimi mesi che parlano di un incarico affidato a un pool di architetti per ripensare la piazza.
Errare è umano. Ma perseverare?
Se è in gioco il rifacimento di un luogo centrale della vita cittadina, che inevitabilmente avrà enormi ripercussioni sull’intero assetto urbano, ciò non dovrebbe essere pubblicizzato quanto più possibile? Non si dovrebbe cercare il confronto con tutti i soggetti coinvolti, siano essi commercianti, residenti, lavoratori, al fine di elaborare una soluzione condivisa che possa rispondere al meglio alle esigenze comuni?
Se è in gioco il rifacimento di un luogo centrale della vita cittadina, che inevitabilmente avrà enormi ripercussioni sull’intero assetto urbano, ciò non dovrebbe essere pubblicizzato quanto più possibile? Non si dovrebbe cercare il confronto con tutti i soggetti coinvolti, siano essi commercianti, residenti, lavoratori, al fine di elaborare una soluzione condivisa che possa rispondere al meglio alle esigenze comuni?
Il ruolo dei progettisti è importantissimo e comporta enormi responsabilità: diceva Calvino che “Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo”, eppure sembra sempre più che questo dialogo si voglia evitarlo a tutti i costi, dimenticando che la città è prima di tutto esperienza vissuta dai suoi abitanti. Vogliamo forse ridurre tutto ciò a incarichi affidati badando più alle soglie limite che al risultato finale? O vogliamo, forse, cercare il confronto più ampio, la discussione più accesa e, magari, il risultato migliore?
Portiamo come esempio il caso del Belgio, dove qualunque intervento pubblico viene realizzato attraverso bandi di concorso pubblici, articolati in due fasi: una prima a partecipazione aperta e una seconda a partecipazione ristretta, in cui le migliori cinque proposte della prima fase vengono invitate a dettagliare ulteriormente il progetto, anche sulla base di quanto emerso da incontri di confronto con chi poi proprio di quel progetto dovrà usufruire. Ne scaturisce un meccanismo di merito in cui, in forma totalmente anonima, le proposte vengono selezionate sulla base di criteri estetici, funzionali e di risposta alle necessità del bando inizialmente emanato.
Portiamo come esempio il caso del Belgio, dove qualunque intervento pubblico viene realizzato attraverso bandi di concorso pubblici, articolati in due fasi: una prima a partecipazione aperta e una seconda a partecipazione ristretta, in cui le migliori cinque proposte della prima fase vengono invitate a dettagliare ulteriormente il progetto, anche sulla base di quanto emerso da incontri di confronto con chi poi proprio di quel progetto dovrà usufruire. Ne scaturisce un meccanismo di merito in cui, in forma totalmente anonima, le proposte vengono selezionate sulla base di criteri estetici, funzionali e di risposta alle necessità del bando inizialmente emanato.
Quattro progetti vincitori di Open Call in Belgio.
Atelier Kempe Thill ad Anversa, Baukuh-LIST ad Aalst, Collectief Noord a Wijnegem e Metapolis Architects BVBA a Dilbeek
Atelier Kempe Thill ad Anversa, Baukuh-LIST ad Aalst, Collectief Noord a Wijnegem e Metapolis Architects BVBA a Dilbeek
Utopico pensare che Frascati possa essere la prima realtà italiana a far suo questo metodo?
Piazza Marconi potrebbe essere il caso sperimentale su cui testare un sistema concorsuale come quello belga, sempre che prima si riesca a risolvere l’annoso problema dei parcheggi. Possibile che da anni il piano triennale delle opere pubbliche preveda la realizzazione del parcheggio multipiano alla Stazione e che questo ancora non sia stato realizzato? Solo l’ipotesi di una piazza libera dalle auto può essere presa in considerazione per ridare dignità a Piazza Marconi, rendendola degna di un concorso (internazionale?) di progettazione.
Piazza Marconi, Frascati - Utopia